La PEN-F, presentata ad inizio anno, è la nuova esponente di punta della famiglia di mirrorless Olympus PEN. Questo modello si rifà ancora più dei precedenti alla tradizione Olympus delle mezzo formato PEN degli anni 60, ma porta alla ribalta numerose novità. La prima è il nuovo sensore Live MOS, di formato 4/3″ (17,3×13 mm), da 20 Mpx. La seconda è il mirino integrato, per la prima volta su una PEN.
L’estetica della fotocamera, come la sua costruzione, sono molto curate, interamente in metallo, con una linea retrò che richiama molto alla lontana le PEN originali, di più invece le telemetro di una volta.
Le dimensioni sono ovviamente contenute in particolare con gli obiettivi a focale fissa o con lozoom “pancake” 14-42 Olympus.
La PEN-F è interessante, oltre all’aspetto estetico comunque molto accattivante, perchè finalmente Olympus l’ha dotata di un sensore che supera i limiti dei 16 Mpx che da qualche anno caratterizzava tutte le fotocamere Micro 4/3. Ormai con la disponibilità sul mercato di numerose compatte, bridge e mirrorless con sensore da 1″ e 20 Mpx che offrono ottime prestazioni e con le reflex APS attestate sui 24 Mpx, era un po’ anacronistico che le Micro 4/3 fossero rimaste indietro. Il nuovo sensore, adottato anche da Panasonic per la GX8, supera finalmente questo limite, anche se non si spinge molto più in la, arrivando a 20 Mpx. L’incremento di risoluzione non è tanto, il 12,5 %, ma si spera possa incrementare la risoluzione ed il dettaglio delle foto fatte con fotocamere Micro 4/3 attualmente un po’ inferiore a quello delle concorrenti APS, come testimoniato anche dalle mie rilevazioni di risoluzione, che ricordo caratterizzano sempre l’insieme obiettivo-fotocamera, che anche con gli obiettivi della migliore qualità sono inferiori a quanto rilevato su fotocamere con più pixel anche con obiettivi economici.
La novità più appariscente della PEN-F è comunque la sua estetica, decisamente retrò, che la fa somigliare ad una fotocamera a telemetro degli anni 60. E’ una strada seguita anche da altri, seguita in questo caso solo a livello estetico e non di comandi, anche se di grande effetto.
Un’altra innovazione è la “creative dial”, ghiera di regolazione sul frontale che consente di agire su due diverse funzioni. La funzione Monochrome Profile Control permette di impostare diversi effetti monocromatici in bianconero come filtri di vari colori, giallo, arancione, rosso, verde ed altri e di agire sulla curva tonale per modificare la resa delle ombre e delle luci. La funzione Color Profile Control invece consente di modificare e memorizzare la saturazione di 12 diversi colori.
La PEN-F include anche la funzione High Res Shot, già presente sulla OM-D E-M5 II, che in questo caso consente di scattare, con la fotocamera su treppiedi, foto da 50 Mpx.
Le uniche cose che lasciano un po’ a desiderare sono l’autofocus solo a rilevamento di contrasto, quando ormai anche molte mirrorless, compresa l’Olympus OM-D E-M1, lo hanno ibrido, e senza nemmeno l’ausilio di una tecnologia per migliorarne l’efficienza come in alcune Panasonic, e la ripresa video, ancora solo Full HD.
Le principali caratteristiche dell’Olympus PEN-F sono:
– sensore Micro 4/3 (17,3×13 mm)Live MOS da 20,3 Mpx
– processore d’immagine True Pic VII
– innesto obiettivi Micro 4/3
– mirino elettronico con 2,360 Mpx, copertura del 100 % e ingrandimento reale 0,62x
– schermo da 3″ orientabile con 1.047.000 pixel sensibile al tocco
– stabilizzazione integrata sul sensore a “5 assi”
– autofocus a rilevamento di contrasto con 81 punti AF selezionabili automaticamente o manualmente
– modalità di esposizione completamente automatica, Program, a priorità, manuale e con scene predisposte
– sensibilità automatica o manuale da 100 a 25600 Iso
– otturatore meccanico con tempi da 60 secondi ad 1/8000 e elettronico da 8 secondi a 1/8000
– disponibilità di filtri creativi e scene
– ripresa video Full HD 60/50p, 30/25p, 24p in formato MOV e AVCHD, oltre a risoluzioni inferiori, con audio stereo
– slitta a contatto caldo per flash esterno
– con la fotocamera è fornito un flash esterno
– velocità di raffica fino a 7 fg/s
– livella elettronica a due assi
– connettività Wi-Fi
– dimensioni 125x72x37 mm
– peso 427 grammi
La PEN-F costa 1.100 € solo corpo e 1.380 con lo M.Zuiko 17 mm f/1,8.
In occasione del Photovideoshow La Placa ho avuto occasione di esaminare brevemente la PEN-F e scattare qualche foto in esterni e in sala di posa. L’ho provata con due obiettivi a focale fissa M.Zuiko 17 mm f/1,8 (eq. 34 mm) e 75 mm f/1,8 (eq.150 mm), entrambi di ottima qualità.
Le fotocamera, in livrea argento, fa un’ottima impressione. E’ compatta, ben costruita e rifinita e da un’impressione di precisione e solidità. Le ghiere di comando, tutte zigrinate, sono in metallo ed hanno la giusta scorrevolezza e precisione.
Il mirino è ottimo, con un buon ingrandimento e consente di vedere bene gli effetti delle regolazioni di esposizione. L’autofocus si è comportato bene, ma non ho avuto la possibilità di provarlo su soggetti in movimento. Per i ritratti in sala di posa ha funzionato benissimo, individuando sempre automaticamente il volto del soggetto e mettendolo correttamente a fuoco. Si è comportato meglio anche di alcune reflex provate, con una ridottissima percentuale di foto fuori fuoco, nonostante abbia scattato con il 75 mm sempre alla massima apertura f/1,8, forse però favorito proprio dall’elevata luminosità dell’obiettivo.
In esterni con il 17 mm f/1,8 ho cercato di mettere in evidenza la sua capacità di isolare il primo piano dallo sfondo sfuocato, inferiore però a quella di una fullframe, scattando a tutta apertura.
Le foto, sia quelle in esterni sia i ritratti, sono nitide e dettagliate e la resa dei colori con le impostazioni standard è molto piacevole. Pubblico le foto raw convertite con Olympus Viewer 3, ma le jpeg prodotte dalla macchina sono praticamente uguali, come da tradizione Olympus. Ciò vuol dire che, escludendo esigenze particolari e la possibilità di correzioni di esposizione e bilanciamento del bianco in post produzione, è possibile usare le foto in jpeg senza temere una qualità inferiore di quelle convertite da raw.
In conclusione una fotocamera interessante e con buone qualità che merita al più presto una prova più approfondita.
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Direi, dalle prime immagini, che siamo a livelli elevati anche se
il 17 non è il migliore degli obiettivi possibili, mentre lo è il 75; mi resta una curiosità: perchè la risoluzione è aumentata del 12,5% visto che siamo passati da 16mp a 20mp che è il 25%
dove sbaglio?
ciao
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Capitano,
la risoluzione si misura non calcolando il numero totale di pixel, ma i pixel su ciascun lato dell’immagine. Il sensore Olympus da 16 Mpx produce foto da 4608×3456 pixel, quello da 20 Mpx della PEN-F 5184×3888. In qualunque direzione si voglia misurare la risoluzione, orizzontale o verticale, si devono usare queste misure lineari, e quindi 5184-4608 = 576 = 12,5 % di 4608, oppure 3888-3456 = 432 = 12,5 % di 3456.
Ciao, Francesco
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Perchè non ha un regolatore dei tempi, come hanno le Fuji e l’ultima Panasonic?
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Alessandro,
evidentemente perchè i progettisti hanno deciso così. Olympus ha puntato sull’estetica retrò, ma non sullo schema dei comandi simile alle fotocamere del passato come ha fatto invece Fujifilm. Se poi devo dire cosa ne penso in base alla mia esperienza ed all’uso di decine di fotocamere diverse la possibilità di regolazione di tempi, diaframmi e in alcuni casi sensibilità con ghiere esterne non è che sia molto comoda. Innanzitutto ormai siamo tutti abituati a regolare le macchine con ghiere e pulsanti che agiscono elettronicamente. Poi le regolazioni non si possono fare con l’occhio al mirino, salvo forse quella dei diaframmi, mentre con pulsanti e ghiere si può fare. Infine per i tempi al di fuori della scala e per le variazioni di un terzo di stop per i tempi e sempre necessario agire elettronicamente con pulsanti e ghiere, quindi si ha un doppio modo di regolare la fotocamera.
In conclusione non è detto che quel tipo di regolazione sia migliore di quella ormai standard sulle fotocamere digitali.
Ciao, Francesco
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