Riflessioni per una foto notturna

Questo genere fotografico è un settore particolare della fotografia di rappresentazione della natura ed in particolare si collega alla foto di paesaggio e a quella di architettura, se pur in condizioni operative totalmente differenti rispetto quelle incontrate nella foto diurna che impongono la messa in atto delle metodologie ed attrezzature appropriate, ma presenta caratteristiche peculiari con notevoli implicazioni psicologiche.
Elementi fondamentali sono la staticità e l’oscurità.
Per quanto concerne il primo elemento, la staticità, è il genere fotografico che favorisce la riflessione, la composizione, e la meticolosa preparazione dell’immagine. Con lo still-life la potremmo definire la più tecnica fra le forme di scrittura con la luce.
Il secondo elemento, altrettanto importante, ha notevoli implicazioni di natura psicologica. Opposta, seppur complementare, alla luce stessa, l’oscurità si rivolge alla parte più nascosta della nostra coscienza, con il mistero che porta in sé. La sua stessa esistenza denota la relazione con la materia che ci circonda. Nelle varie forme dell’espressione figurativa è stata utilizzata per visualizzare i drammi, le angosce, gli interrogativi dell’uomo.
Come la foto di paesaggio e quella di architettura, nella quale il manufatto, pur inserito in un contesto naturalistico, conserva la sua centralità, la foto notturna è finalizzata alla realizzazione di un’immagine con uno standard di nitidezza assoluta. Intollerabili il mosso, la sfocatura, la scarsa nitidezza, sciatteria compositiva.
Si è detto metodologie ed attrezzature appropriate, questo perché operiamo comunque in condizioni di scarsa luminosità ed illuminazione non naturale ma comunque ricerchiamo per risultato la maggior qualità possibile.
Prendiamo in considerazione la prima condizione.
E’ evidente che a fronte della necessità di impostare una bassa sensibilità del sensore per la ricerca di una maggior qualità dell’immagine si accentueranno i rischi di mosso e sfocatura. Tali rischi si amplieranno anche in funzione della necessità di dover scegliere un’apertura di diaframma che consenta la miglior resa dell’ottica o addirittura la minima apertura per ottenere la maggior profondità di campo possibile ed il tempo di esposizione sarà determinato necessariamente in funzione dell’apertura di diaframma impostata.Tutto ciò comporterà sicuramente tempi lunghi di otturazione.
Ne discende che, per quanto concerne l’attrezzatura, sarà necessario ricorrere ad un “sostegno” per la camera, cavalletto o stativo, sempre ben dimensionati in rapporto alla massa della camera e per l’esposizione preferibilmente l’utilizzo di quella manuale o a priorità di diaframmi. Quasi indispensabile inoltre ricorrere ad uno scatto remoto o all’autoscatto della camera per evitare le possibili vibrazioni dovute alla pressione sul pulsante e l’utilizzo della messa a fuoco manuale quando le condizioni di impiego fanno dubitare dell’esattezza di quella automatica.
Stabilita a priori, l’apertura del diaframma, vediamo come determinare una corretta esposizione. Problema principale per la sua determinazione è quello della non uniformità dell’illuminazione della scena che sicuramente presenterà ampli spazi scuri o completamente neri e probabilmente alcune zone eccessivamente illuminate. Sicuramente sono da evitare letture medie o a prevalenza centrale, che non darebbero risultati congrui, ma utilizzare letture spot o semispot. Si dovranno rilevare i valori in porzioni significativi dell’immagine che presentino una luminosità media o medioalta, in modo da evitare da un lato che le “alte luci” vengano bruciate, dall’altro che elementi rilevanti dell’immagine sprofondino in uno scuro indistinto; comunque vanno privilegiate le zone luminose, la perdita di dettaglio in queste è più fastidiosa che in quelle scure. E’ necessario comunque molto equilibrio, anche se piccole zone totalmente bianche, lampade e lampioni ad esempio, saranno in qualche misura accettabili.
Circa la modalità di rilevazione, in condizioni di analogia, potranno essere effettuate misurazioni in zone al di fuori dell’immagine, ma più facilmente verificabili come nel caso di edifici prospicienti una strada illuminata da lampioni aventi le stesse caratteristiche della scena da fotografare. Inoltre, dovendo operare con un’attrezzatura che vincola i movimenti, potrebbe facilitare il lavoro un esposimetro separato, a mano, con cui effettuare le varie letture ed un cartoncino grigio 18%, per una determinazione ottimale dell’esposizione.
Per un risultato comunque conforme alle aspettative si potrebbe operare con tecniche che agevolino un intervento in postproduzione, quali l’HDR, che però esulano dalla trattazione di queste riflessioni.
Sicuramente non opereremo in condizioni di luce naturale ma totalmente artificiale, e saranno le più disparate. Lampade a filamento, tubi fluorescenti, a gas rari, tutte con una propria temperatura di colore ed una propria composizione spetrale che comporteranno dominanti a cui dovremo far fronte. Sono correggibili ma molto dipenderà dalla nostra attrezzatura. Anche nelle macchine più semplici è possibile una qualche regolazione, anche con risultati sorprendenti. Utile comunque può risultare possedere, nel caso la nostra camera permetta una regolazione fine della temperatura colore, un termocolorimetro. Con questo potremo almeno rilevare l’esatta temperatura delle luci che illuminano la scena ed eliminare una dominante che non andrà a sommarsi a quelle eventualmente dovute alla composizione spetrale, che a loro volta, se necessario potranno essere correte in fase di post produzione. Va comunque ricordato che la presenza di dominanti non è perniciosa come in altri, generi fotografici, ma che addirittura in certi casi, la loro accentuazione può condurre ad un miglior risultato finale, stanti le notevoli implicazioni psicologiche specifiche di questo genere. Ugualmente influente in questo senso può rivelarsi sia la maggio che la minor saturazione dei colori dell’immagine.
Riepilogando sarà necessario disporre di fotocamera e cavalletto, utili scatto remoto, esposimetro separato, termocolorimetro e cartoncino grigio 18%

In futuro verranno approfondite le tematiche relative all’attrezzatura e a specifiche situazioni di riprese notturne.

Di seguito riporto alcuni esempi di foto notturne.

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22 pensieri riguardo “Riflessioni per una foto notturna”

  1. Ottimo articolo. Domanda: nel caso sia presente la luna, è possibile riprodurne in qualche modo i dettagli? O è necessario per forza ricorrere all’HDR?

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    1. La risposta è sicuramente positiva. Si può. Tuttavia bisogna avere presente che la luna, a meno di non utilizzare un teleobbiettivo di almeno 500-600 mm avrà delle dimensioni molto limitate nell’immagine e dall’altro che sicuramente avrà una luminosità elevata rispetto alle restanti porzioni di immagine illuminate. Non ultimo, da tener presente il fatto che la luna comunque si muove nel cielo. E molto più velocemente di quanto si creda, mentre gli altri elementi sono sostanzialmente statici. Quello della luna era uno degli argomenti che sicuramente tratterò in modo più approfondito nei prossimi pezzi in materia.

      Renato

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    2. In linea di principio è possibile, comunque bisogna tener presente che, a meno che non si usino teleobbiettivi di lunga focale, 500 o 600 mm, la luna occuperà una frazione molto ridotta del “fotogramma”; che la sua luminosità sarà comunque molto elevata rispetto alle altre parti illuminate della scena; che comunque è un corpo in movimento rispetto all’osservatore, e si sposta in modo decisamente veloce. Sicuranente sarà un argomento che tratterò in modo esaudiente in uno dei prossimimi “pezzi”.

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    3. In linea di principio la risposta è affermativa, tuttavia bisogna fare alcune considerazioni. La luna, a meno di non utilizzare un teleobbiettivo di lunga focale, 500 o 600 mm, occuperà una porzione dell’immagine molto limitata; che la sua luminosità sarà decisamente elevata rispetto alle altre porzioni illuminate; che sarà, e la cosa ha il suo peso nelle lunghe esposizioni, in movimento rispetti agli altri oggetti inquadrati. Questo era comunque un argomento che mi ero proposto di approfondire nello sviluppare il tema della foto notturna.

      Renato

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  2. Ciao Francesco, come al solito un’altro ottimo articolo, non si potrebbe aprire usa sezione dedicata agli scatti dei lettori supportata da un tuo commento?

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  3. Ciao Francesco: più che meraviglioso questo tuo articolo: esaustivo! Come sempre.
    Stavolta devo “parlarti bene” della LUMIX 7… Fa delle “buone” foto… al buio e, senza cavalletto! Infatti in SCN , oltre a ritratto notturno e a panorama notturno, ha Ripr.nott. a mano e… mi pare abbastanza soddisfacente: ho provato con il presepe di piazza S. Pietro…
    Forse
    ha ragione il mio amico di Ortisei: ci posso fare di tutto con questa macchina! Ma sogno ancora la Olympus OM-D E-M5 !
    A presto! e… ancora grazie!

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    1. Maria Chiara, te l’ho detto che la LX-7 è ottima e va bene per tutto.
      Chissa se il presepe c’è ancora, come gli scorsi anni. Tra due giorni vado da quelle parti per un po’ di foto.
      Ciao, Francesco

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      1. Non avevo “visto” questa tua risposta! Il presepe è magnifico: finalmente non ci sono le… solite statue! Ed è una vera opera d’arte! La ricostruzione dei sassi di Matera, usi e costumi… Maria che presenta il Bambino alle donne che a loro volta le presentano i loro bambini… eccc. Dovrebbero toglierlo domani 3febbraio! A presto!

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        1. Maria Chiara,
          sono stato qualche giorno fa a fare le mie solite foto di prova a ponte Sant’Angelo e, visto che c’era il presepe, sono andato fino a Piazza San Pietro per vederlo e fotografarlo. Quest’anno effettivamente è diverso dal solito e molto bello.
          Ciao, Francesco

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  4. Lumix: nomen omen, no? Ecco come si ristabilisce l’ordine naturale delle cose. Cavalletto, ovviamente digicamera o ancora analogica perché no, e sensibilità bassa. Resta da capire come mai ci si ostini, caparbiamente per tacer d’altro, nel indicare i 12800 condizione necessaria ed inrinunciabile delle “prove tecniche”. C’è linguaggio e linguaggio: e se il “mosso” fosse utile al racconto? Vai a sapere…

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    1. Michele,
      quella presentata è una tecnica per foto notturne “statiche”, ma come la mettiamo se si vuole piprendere un soggetto in movimento a mano libera? In questo caso i “12800 Iso” (tua fissazione) ci vogliono e magari anche di più, come mi è capitato in svariati casi.
      Ciao, Francesco

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      1. No casomai è dei recensori tutti quella dei 12800; ma anche e perché no elevato a n. Verso l’infinto e oltre (mi pare Toy story) e non una fisima.
        E se si dà il caso di non farla la fotografia, mica lo chiede il medico o la mamma? Ipotesi suggestiva, eh. E arrivati al limite del limite, cosa succede, si va oltre il limite del limite elevato a n?
        E poi in notturna in “movimento” sarà mica sufficiente chessò un quattromiliardesimovirgolacinquecentoerotti, andrà poi bene? O meglio un quattromiliardesimovirgolaquattrocentonovanta? E il diaframma, che diafrmma? Zeronovantacinque, o zerozerosettete? Dilemma dilemma, ah inumeri infiniti e mai domi. A di là del bene e del male e oltre, ancora e di più….

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        1. Michele.
          mi pare che tu scriva solo per fare polemica.
          Perchè non scrivi un articolo tu sulla fotografia, visto che critichi tanto gli altri. Se è buono te lo pubblico.
          Ciao, Francesco

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          1. Polemica? Se è per questo nel mio Diary, in due anni cinquanatcinquemila accessi anche se fossero un quinto per un “polemista”, niente male, ne scrivo. Eccome.

            Ps.“È curioso a vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto, hanno le maniere semplici; e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore”.
            G. Leopardi

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            1. Michele,
              trovi sempre un modo contorto per esprimerti e non rispondere alle domande, ma non importa ognuno deve essere accettato per quello che è.
              L’affermazione di Leopardi che hai riportato invece contraddice il tuo modo di esprimerti.
              Ciao, Francesco

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                1. Michele,
                  almeno impara le lingue, italiano e latino!
                  “De gustibus non disputandum est” è la sintassi corretta.
                  “c’azzecca” è doppiamente scorretto. Primo perché quando c’è una vocale “dura” come la “a” non si può elidere la i e mettere al suo posto l’apostrofo, poi perché è dialettale e non italiano usare l’espressione “ci azzecca” al posto di ” c’entra”.
                  Ciao, Francesco

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  5. Grazie Francesco per le informazioni e considerazioni contenute in questo articolo!
    A me piace molto scattare foto notturne alle piazze o monumenti delle città, che visito quando sono in vacanza, per cui in questa situazione, per questioni di praticità, l’attrezzatura è ridotta al minimo, dove oltre alla reflex, mi porto un piccolo cavalletto.
    Ti voglio chiedere, se pur non essendo il massimo per ottenere una bella foto notturna, in assenza di una corretta lettura della luce, è possibile impostare dei valori “predefiniti” di sensibilità, tempo e diaframma, per scattare foto accettabili a monumenti illuminati, in quanto mi viene da supporre che di sera, un non perfetto valore di esposizione, dovrebbe incidere di meno rispetto alla luce diurna.
    Grazie.
    Ciao,
    Roberto

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    1. La tua supposizione è certamente fondata. A parità di diaframma, esporre per 10 secondi rispetto a 20 e esporre 1/500 rispetto ad 1/1000 produce la stessa diminuzione di illuminazione sul sensore. Ma rende molto più controllabile il processo. Era una vecchia tecnica utilizzata in camera oscura quando si stampava in B/W. Si diaframmava di più l’obiettivo dell’ingranditore per controllare meglio il tempo di esposizione. Quanto ai valori “predefiniti” sicuramente è una cosa fattibile ed utile. Sta ad ognuno perpararsi le proprie “tabelline” per le proprie “situazioni tipo” nelle quali più prequentemente si troverà ad operare.

      Renato

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