Fotocamere: come sceglierle? 2024

La scelta di una nuova fotocamera è per ogni fotografo, esperto o principiante, fonte di dubbi e incertezze. Si incomincia a fare ricerche in rete, a consultare prove e valutazioni, a visionare le caratteristiche dichiarate dai produttori e a valutare i prezzi.
Spesso si chiede ad amici che si ritengono esperti, o su gruppi sui social e ognuno darà una risposta diversa, in funzione della sua vera o presunta esperienza. Qualcuno consulterà anche qualche negozio, che certe volte da indicazioni corrette e condivisibili, ma in alcuni casi casi tenderà a spingere la vendita di quello che ritiene più conveniente (per lui) o di quello di cui vuole liberare il magazzino.
Dopo ricerche ed indagini estenuanti e dopo aver selezionato un certo numero di modelli molti rimangono con il dubbio su quale sia effettivamente la fotocamera più adatta per loro e su quale comprare.
Per cercare di guidare al meglio la scelta ho quindi pensato di razionalizzare i criteri che dovrebbero essere alla sua base e di esporli in questo articolo. Considerando anche il fatto che molti si rivolgono per l’acquisto al mercato dell’usato ho considerato le caratteristiche sia delle mirrorless che ormai dominano il mercato del nuovo, ma anche quello delle reflex, che praticamente ormai si trovano solo usate, ma che mantengono ancora una schiera di appassionati, sia quelle delle compatte e delle bridge, anche se queste due tipologie sono ormai sparite dall’offerta del nuovo.
Ovviamente le considerazioni che seguono sono rivolte più ai dilettanti che ai professionisti: questi di solito decidono di comprare una nuova fotocamera in base a specifiche esigenze che il loro corredo al momento non soddisfa e di solito quindi hanno le idee chiare su cosa scegliere. In alcuni casi però anche questi fotografi possono essere indecisi sulla scelta e quindi questo articolo può essere utile anche a loro.

La scelta di una fotocamera si deve basare su molti criteri e valutazioni, tecniche, economiche, di qualità, di praticità ed anche estetiche e di gusto personale. Molti si basano essenzialmente sulle qualità tecniche: qual è la fotocamera che fa le foto più nitide? Quale ha i colori più belli? Queste sono solo alcune delle qualità che deve avere una fotocamera e la scelta ovviamente non si può basare solo su queste, ma deve considerare molto altro.

Il primo criterio di scelta è ovviamente il prezzo, cioè quanto si è disposti a spendere. Inutile scegliere in base solo alle qualità tecniche quando poi non ci si può permettere il risultato della nostra analisi.
Comunque, stabilita una fascia di prezzo da prendere in considerazione, in questa rientreranno numerose fotocamere e a questo punto si possono considerare molti altri fattori.
Uno molto importante riguarda certamente le dimensioni ed il peso della fotocamera. C’è chi non se ne preoccupa e per fare belle foto è disposto a trasportare una fotocamera pesante e molti obiettivi a corredo, c’è invece chi non può o vuole saperne e cerca una fotocamera leggera, magari anche tascabile, da portarsi dietro in tutte le occasioni. Questa scelta sicuramente determina una prima suddivisione fondamentale.

Altro fattore importante da considerare è se si vuole una fotocamera ad obiettivi intercambiabili perché si pensa in futuro di ampliarne il corredo per rispondere a nuove esigenze e per esprimersi in diversi generi fotografici. In alternativa ci si può rivolgere ad una delle poche fotocamere rimaste con obiettivo fisso che presenta il vantaggio di non doversi preoccupare in seguito di scegliere ed acquistare altri obiettivi, ma che se si è scelta per un determinato tipo di uso e di foto non è detto che in futuro potrà adattarsi a generi diversi, portando alla conclusione di sostituirla o integrarla con un’altra fotocamera.

Molto importante è l’ergonomia della fotocamera. Si deve considerare la sua facilità di impugnatura, che determina la stabilità durante gli scatti, la disposizione dei comandi che deve essere pratica, funzionale e facilmente memorizzabile, la disponibilità di comandi esterni diretti per le principali impostazioni che consente di regolare la fotocamera mantenendo l’occhio al mirino, senza dovere entrare nei menu, la facilità di accedere all’interruttore di accensione e la rapidità dell’accensione stessa, fondamentale per cogliere scatti imprevisti. Questi sono fattori spesso trascurati, ma che alcune volte si rivelano determinanti. E’ importante trovarsi a proprio agio con la fotocamera ed essere in grado di controllarla facilmente ed istintivamente.
Queste caratteristiche spesso sono la differenza fra le fotocamere base più economiche e quelle di alta gamma e vanno tenute in considerazione quanto le caratteristiche tecniche.

Un’altra caratteristica importante, presente prevalentemente nelle fotocamere professionali, è la protezione da agenti atmosferici e da polvere e la possibilità di scattare a basse temperature. Ciò è importante ovviamente più per i professionisti che si possono trovare a scattare in qualsiasi condizione per portare a casa il lavoro, ma anche per i fotoamatori se prevedono di fotografare anche in condizioni diverse da quelle di cielo sereno o in zone disagiate come deserti, foreste o luoghi comunque soggetti a polvere ed umidità, come anche una spiaggia.

Una cosa utile, da valutare perché influisce su ciò che eventualmente ci si deve portare dietro, è la presenza di un piccolo flash integrato. Questo è presente in tutte le compatte e le bridge, ma non necessariamente nelle fotocamere ad ottica intercambiabile. In quelle considerate professionali, comprese tutte le fullframe  non è presente, con la giustificazione che non consentirebbe di realizzare un’efficace protezione da infiltrazioni d’acqua. Un flash piccolo invece può rivelarsi utile non solo quando c’è poca luce, ma più spesso per schiarire le ombre quando si fotografa di giorno in pieno sole, specialmente se si riprendono delle persone.

Tutte queste scelte sono di carattere personale e riguardano l’uso che si farà della fotocamera. Poi ci sono delle scelte tecniche da prendere in considerazione.
La prima e più importante riguarda la qualità d’immagine ed è legata principalmente alle dimensioni del sensore. E’ ormai ben noto che più grande è il sensore d’immagine migliori sono la nitidezza, il rapporto segnale/rumore, particolarmente alle alte sensibilità e la gamma dinamica. Sarà opportuno scegliere una fotocamera, fra quelle individuate con i criteri precedentemente visti, che abbia il sensore più grande possibile. Oggi sul mercato sono praticamente sparite le fotocamere con sensore eccessivamente piccolo, tipo le famigerate compatte e bridge con sensore da 1/2,3″ (6,17×4,55 mm) e anche da 1″, tranne alcuni residui modelli ancora in catalogo di qualche produttore, e al minimo si trovano fotocamere mirrorless con sensore da 4/3 (17,5×13,2 mm). E’ innegabile però che fra un sensore 4/3 e uno medio formato ci siano differenze notevoli in fatto di nitidezza, gamma dinamica e tonale, e rapporto segnale/rumore.
Oltre alla grandezza del sensore si deve considerare anche il numero di pixel o Mpx. Ormai questo si è abbastanza standardizzato in funzione delle dimensioni del sensore, praticamente non si trovano fotocamere nuove con meno di 20 Mpx, ma ci sono delle differenze anche a parità di dimensioni del sensore e queste possono ripercuotersi sulla qualità d’immagine. Un sensore con un maggior numero di pixel consente di catturare maggiori dettagli, sfruttando al meglio la capacità risolutiva degli obiettivi che in molti casi supera quella dei sensori, come ho verificato spesso nelle mie prove. Anche se poi non si sfrutteranno le immagini ad un elevato ingrandimento il maggior dettaglio presente darà sempre una maggiore sensazione di nitidezza nell’osservatore.

La resa colore è invece poco importante in quanto non è una caratteristica specifica di una fotocamera piuttosto che di un’altra o di un obiettivo, ma il risultato dell’interpretazione del software di conversione del raw, sia che sia effettuata direttamente dalla fotocamera producendo un jpeg o heif, sia che sia effettuata da un software specializzato su pc a partire dal raw.. Questa è infatti ampiamente personalizzabile, anche operando in jpeg, direttamente sulla fotocamera, tramite i profili colore che tutte prevedono, ampiamente personalizzabili. Se poi si scatta in raw il colore sarà definito in post produzione durante la conversione da raw in jpeg e potrà essere personalizzato secondo le proprie esigenze. Non hanno quindi praticamente senso tutte le discussioni che si leggono sui social sull’intonazione colore di un obiettivo o di una fotocamera: questo era valido al tempo della pellicola se si scattava con le dia (e riguardava essenzialmente l’intonazione colore della pellicola stessa), ma non valeva già con il negativo colore sul quale si potevano attuare ampie correzioni.

Altre caratteristiche importanti sono la qualità e le caratteristiche dell’obiettivo montato per le fotocamere con ottica fissa, o di quelli scelti per quelle ad ottica intercambiabile.
Innanzitutto si dovrà considerare se è a focale fissa o zoom. Quelli a focale fissa di solito sono più luminosi e forniscono una migliore qualità d’immagine complessiva, ma sono limitati al genere fotografico per cui sono più adatti. Gli zoom ovviamente sono più flessibili e consentono spesso di affrontare generi fotografici diversi, anche se la loro qualità assoluta è di solito inferiore a quella dei focale fissa (salvo eccezioni) e sono meno luminosi.
Non ci si deve però far prendere dalla smania di avere uno zoom con la più alta variazione focale possibile, in particolare dal lato teleobiettivo. Innanzitutto l’uso di focali tele estreme è abbastanza raro nella normale fotografia e si applica solo ad alcuni generi fotografici (foto sportive, naturalistiche, di animali nel loro ambiente, o per foto catturate di nascosto, genere “paparazzo”), poi si deve considerare che più è ampia l’escursione focale dello zoom minore è la sua qualità. Uno zoom comunque ha anche degli svantaggi, il primo dei quali, oltre la qualità di cui si è già detto, è la luminosità decisamente inferiore a quella degli obiettivi a focale fissa. Questo può essere poco importante se si opera sempre in buone condizioni di luce, ma può fare la differenza quando la luce è scarsa. Gli zoom migliori hanno di solito una luminosità che arriva al massimo a f/2,8, con poche eccezioni a f/2,0 pesanti e costose e con scarsa escursione focale, mentre quelli a focale fissa arrivano spesso a f/1,4 e anche f/1,2 o f/1,0. Sono due o tre stop di luminosità in più che, se la luce è poca consentiranno di usare tempi di scatto più veloci o di non aumentare la sensibilità, oltre che di avere un maggior controllo sulla profondità di campo e un bokeh più gradevole.
Nelle fotocamere ad obiettivo fisso che montano zoom quasi sempre questi hanno una luminosità variabile che può essere elevata alla minima focale, ma molto meno alla massima alla quale se ne avrebbe più bisogno. Anche questo è quindi da considerare.
Per le fotocamere ad obiettivi intercambiabili si deve poi considerare l’ampiezza della gamma di obiettivi disponibili e se in questa sono compresi quelli necessari per il genere di foto che si vuole fare. Se si considerano le reflex, Canon e Nikon, o le mirrorless, Sony, Olympus, Panasonic e in parte Fujifilm, non c’è alcun problema, hanno la disponibilità di una gamma di obiettivi estremamente vasta, tra quelli originali e quelli di altri produttori, ed è possibile trovarvi tutto quello che serve, ma per alcune altre mirrorless, come Canon o Nikon la scelta è  limitata quasi esclusivamente alle ottiche della marca.
Nella scelta degli obiettivi poi non si deve necessariamente ricercare solo la nitidezza più alta possibile, che spesso non è essenziale per alcuni generi fotografici e che, come già detto è spesso limitata da quella dei sensori, ma si deve considerare l’insieme delle caratteristiche, luminosità, uniformità di resa fra centro e bordi, peso e dimensioni, distorsione e vignettatura, escursione focale degli zoom in rapporto alle proprie esigenze, protezione da agenti atmosferici, stabilizzazione, velocità dell’autofocus, costruzione e materiali.

Fondamentale poi è, per qualunque fotocamera, la presenza del mirino. E’ vero che molti oggi si sono abituati a non usarlo, spinti in ciò dall’uso degli smartphone come fotocamere, ma il mirino è essenziale per diversi motivi. Innanzitutto per inquadrare con precisione la scena, cosa molto più facile guardando nel mirino senza distrazioni che guardando uno schermo. Poi perché in esterni con forti condizioni di luce, sole, riflessi ecc. nello schermo non si vede bene, non si distingue quello che si sta inquadrando e i suoi colori e qualche volta addirittura si vede riflessa la propria faccia, e si è costretti a scattare quasi alla cieca. Infine perché tenendo la fotocamera con le braccia accostate al busto e appoggiata alla fronte la si può impugnare in modo più stabile che con le braccia allungate in avanti senza alcun sostegno evitando quindi le condizioni di mosso.
Attualmente sono disponibili due tipi di mirino, non considerando l’eccezione di quelli a telemetro rappresentati solo dalle Leica M: mirino ottico reflex e mirino elettronico.
Il mirino reflex ha una lunga storia ed è ben conosciuto da chi pratica la fotografia da un certo tempo. I suoi vantaggi principali sono il fatto che consente di vedere esattamente tutto ciò che è inquadrato dall’obiettivo o da qualsiasi dispositivo si metta davanti alla fotocamera, come telescopi o microscopi, e la visione ottica non mediata da nessun dispositivo elettronico. Nel mirino reflex si vede esattamente la scena inquadrata, senza alcun ritardo, con la luce e i colori originali. Lo svantaggio, se così si può definire, è che se la scena è scura nel mirino si vede scuro. Altro svantaggio è che le sue dimensioni e la sua luminosità dipendono dalle dimensioni del sensore, perciò i mirini delle reflex fullframe sono grandi e luminosi mentre quelli delle APS sono più piccoli e meno luminosi, oltre a mostrare un minore ingrandimento dell’immagine inquadrata. Ciò però è anche dovuto, nei modelli più economici, a ragioni di costo che fanno preferire ai produttori dei mirini a pentaspecchio invece che a pentaprisma in cristallo, molto più luminosi.
Anche il mirino elettronico consente di vedere esattamente tutto ciò che è inquadrato dall’obiettivo o da qualsiasi dispositivo si metta davanti alla fotocamera, come telescopi o microscopi, ma mostra l’immagine ripresa dal sensore ed elaborata elettronicamente per poterla visualizzare. Per questo i primi esemplari erano affetti da un ritardo di visualizzazione che era fastidioso. Oggi questo problema è superato e i migliori mirini elettronici hanno un ritardo praticamente azzerato. Un altro fattore importante è la sua risoluzione che in alcuni modelli economici non è abbastanza elevata da mostrare tutti i dettagli dell’immagine inquadrata. Attualmente però tutte le mirrorless che dispongono di mirino hanno una risoluzione sufficiente ed adeguata per visualizzare correttamente la scena, attestandosi generalmente su 3,69 Mpx, con le migliori che arrivano a 9,44 Mpx, che forniscono immagini praticamente indistinguibili da quelle di un mirino reflex.
I vantaggi dei mirini elettronici sono diversi. Prima di tutto l’ingrandimento che, per la natura di questi mirini, non dipende dalle dimensioni del sensore. Si possono così avere fotocamere con sensore da 1″ (o anche più piccolo) che hanno dei mirini grandi come una reflex fullframe e con un fattore d’ingrandimento dell’immagine allo stesso livello. Inquadrando una scena scura poi questi mirini sono in grado di amplificare il segnale ricevuto dal sensore e mostrarla quindi in modo visibile. Altro grande vantaggio è che in un mirino elettronico è possibile visualizzare, quasi sempre opzionalmente, gli effetti delle regolazioni di esposizione e di bilanciamento del bianco prima di scattare la foto, mentre con un mirino reflex ciò può avvenire solo dopo averla scattata, visionandola sullo schermo.
Gli svantaggi dei mirini elettronici erano, oltre al leggerissimo ritardo ormai di fatto annullato, la possibilità che si generi rumore nella visione di scene molto scure dovuto all’amplificazione elettronica e la visione di scie e la perdita di nitidezza se si muove velocemente l’inquadratura. Questi difetti però sono scomparsi nelle più recenti realizzazioni con la migliore qualità dei mirini e aumentando la loro velocità di scansione fino a 120 o anche 240 fg/s.
Una descrizione più dettagliata dei vantaggi dei mirini elettronici e degli altri vantaggi delle mirrorless rispetto alle reflex si può trovare nell’articolo “Classificazione e tipi di fotocamere 2024“.
La scelta fra mirino reflex o elettronico però resta anche una cosa personale. C’è chi è abituato alla visione ottica diretta e si trova a disagio con quella elettronica e invece chi apprezza i vantaggi di quest’ultima, anche se in futuro ci si dovrà abituare a quelli elettronici in quanto l’industria è orientata a produrre solo mirrorless e le reflex sono ormai fuori produzione, tranne l’eccezione di Pentax.

L’autofocus è un ulteriore punto importante da tenere in considerazione in funzione del genere di foto che si predilige.
Le reflex adottano tutte un sistema autofocus detto a rilevamento di fase. E’ strutturalmente piuttosto veloce, con le ovvie differenze fra i modelli base e quelli di più alto livello, dovuti alle diverse capacità dell’elaboratore d’immagine che controlla la fotocamera. Anche le caratteristiche dell’obiettivo utilizzato comunque influenzano la sua velocità. Questo sistema è quindi molto rapido nel mettere a fuoco il soggetto. L’unico suo limite è nella precisione meccanica degli accoppiamenti nel corpo macchina fra sensore e modulo autofocus e fra corpo macchina ed obiettivo. Differenze minime nella distanza fra obiettivo e sensore o fra questo e il sistema autofocus possono influire sulla messa a fuoco con fenomeni di “back” o “front” focus, cioè di messa a fuoco più lontana o più vicina rispetto al soggetto. Per ovviare a questo inconveniente le reflex di più alto livello e professionali dispongono di una taratura fine della messa a fuoco personalizzabile per ciascun obiettivo usato. Nelle mirrorless invece questo problema non esiste perché la messa a fuoco è effettuata direttamente dal sensore d’immagine.
Le le mirrorless, come anche le compatte e le bridge, inizialmente usavano il sistema a rilevamento di contrasto. Questo è attuato direttamente dal sensore e perciò è esente da possibili imprecisioni, però è più lento del sistema a rilevamento di fase e non si presta quindi all’inseguimento di soggetti in movimento. In seguito però i produttori, per ovviare a questo problema, hanno sviluppato dei sensori che contengono un certo numero di pixel in grado di effettuare direttamente dal sensore la messa a fuoco a rilevamento di fase. Attualmente quindi queste fotocamere, in particolare tutte le mirrorless, adottano un sistema ibrido, a rilevamento di fase e contrasto che quindi dispone della velocità dell’uno e della precisione dell’altro. Panasonic invece fino ad oggi aveva seguito una strada diversa: sfruttando la conoscenza delle modalità di sfuocatura dei suoi obiettivi aveva sviluppato un sistema a rilevamento di contrasto, definito DFD (Deep From Defocus), veloce quasi quanto quelli a rilevamento di fase. Questo però funziona solo con gli obiettivi il cui profilo è conosciuto dalla fotocamera; non è un problema con le fotocamere ad obiettivo fisso, ma se ne deve tenere conto con quelle ad obiettivo intercambiabile. Attualmente le ultime sue novità, la Lumix S5 II e G9 II, hanno adottato il sistema autofocus a rilevamento di fase.
Una caratteristica che differenzia i sistemi autofocus è il numero di punti AF, cioè quelli in cui viene rilevata la messa a fuoco. Le fotocamere più economiche, specialmente le reflex base, ne hanno pochi che non consentono di coprire tutta l’inquadratura, quelle migliori un numero molto maggiore: alcune reflex arrivano ad oltre 150, purtroppo però concentrati esclusivamente al centro per i limiti dimensionali dello specchio secondario che serve l’autofocus, mentre molte mirrorless superano ampiamente questo valore arrivando fino a qualche migliaio e possono essere distribuiti sull’intera inquadratura. Questo è importante in particolare per la messa a fuoco di soggetti in movimento e che possono spostarsi nell’inquadratura: con un numero elevato di punti AF e con un’ampia copertura dell’inquadratura la fotocamera potrà seguire il soggetto nei suoi spostamenti e mantenerlo a fuoco. Le mirrorless in particolare sono in grado, utilizzando il sensore per la messa a fuoco, e tramite questo ed il software gestito dall’elaboratore d’immagine e supportato, negli ultimi modelli dall’intelligenza artificiale, di riconoscere i volti e gli occhi dei soggetti, anche di animali e uccelli e ultimamente pure auto, moto, aerei, treni e natanti, effettuando su di essi una messa a fuoco precisa.
Le fotocamere più sofisticate e di alta gamma dispongono anche di numerosi parametri di regolazione per la velocità e sensibilità dell’autofocus per adattarsi ai diversi tipi di situazioni che i fotografi dovranno affrontare.
La valutazione e la scelta di un tipo di autofocus dipende naturalmente dai generi fotografici di interesse. Per chi effettua scatti a soggetti prevalentemente statici, paesaggi, monumenti, macro, la velocità dell’autofocus è poco importante, anzi in alcuni casi si preferirà la messa a fuoco manuale. Per i fotografi di eventi, cerimonie, avvenimenti sportivi, animali nel loro ambiante naturale, ma anche bambini o animali domestici che si muovono, o infine ritratti invece la velocità dell’autofocus e le sue capacità di inseguimento sono importanti e vanno prese in considerazione nella scelta della fotocamera.

Le modalità di funzionamento e i sistemi di esposizione delle fotocamere invece non meritano particolari considerazioni. Ormai tutte le attuali fotocamere, anche le compatte , dispongono di sistemi esposimetrici con rilevazione a zone, pesata centrale e spot e di funzionamento automatico, programmato, a priorità e manuale, per cui questa non è più una caratteristica distintiva. In alcuni casi è anche possibile associare la misurazione dell’esposizione spot al punto di messa a fuoco utilizzato e non alla zona centrale dell’inquadratura e questo potrebbe essere utile per certi tipi di foto, ad esempio i ritratti.
E’ necessaria invece qualche considerazione sul sistema automatico di regolazione della sensibilità ISO. Questo è disponibile su tutte le fotocamere. Di solito è personalizzabile per scegliere la sensibilità massima ammessa e spesso anche quella minima, ed il tempo di scatto minimo scendendo sotto il quale la sensibilità deve essere aumentata. Questo tempo può essere scelto anche automaticamente in funzione della lunghezza focale dell’obiettivo utilizzato, sia a focale fissa che zoom. Ciò però non avviene per tutte le fotocamere e ci sono stati alcuni modelli che consentivano solo di scegliere un tempo di scatto minimo fisso. Ciò può causare dei problemi con foto mosse o con sensibilità più alte del necessario se il tempo di scatto minimo non è coerente con la focale dell’obiettivo e può essere un criterio di scelta importante per chi scatta rapidamente avvalendosi di questo automatismo molto utile in certi tipi di foto.

Qualche considerazione è necessaria anche per la stabilizzazione. Questa consente di scattare con tempi più lunghi di quello considerato di sicurezza per evitare il mosso, pari generalmente al reciproco della lunghezza focale normalizzata in rapporto al formato fullframe (esempio: lunghezza focale 100 mm tempo di scatto minimo 1/100). E’ utile quando si fotografa in scarse condizioni di luce, consentendo di aumentare il tempo di scatto invece che la sensibilità e quindi di ottenere un’immagine di migliore qualità.
La stabilizzazione è attuata in due modi diversi: otticamente sugli obiettivi, attraverso un gruppo di lenti azionate da micromotori che si muove su indicazione di appositi sensori di posizione, oppure tramite il movimento del sensore sempre su indicazione di appositi sensori. La stabilizzazione sugli obiettivi consente di stabilizzare solo due movimenti, beccheggio e imbardata, ma è molto efficace sulle focali più lunghe in quanto personalizzata per ciascun obiettivo, mentre quella sul sensore consente di stabilizzare oltre a quelli citati anche il rollio e i movimenti verticali ed orizzontali ed è maggiormente efficace sulle focali più corte, oltre ad avere il vantaggio di essere attiva per tutti gli obiettivi.
Per le fotocamere ad obiettivo fisso non c’è scelta e si deve accettare quella del produttore. Per quelle ad obiettivi intercambiabili invece c’è una differenza. In quelle che non dispongono della stabilizzazione sul sensore questa è disponibile sugli obiettivi, ma non su tutti. Di solito sono stabilizzati i lunghi tele fissi e gli zoom tele o anche quelli dal grandangolo al tele anche se recentemente sono stati presentati alcuni zoom grandangolari stabilizzati. Le ottiche di corta focale  non sono invece stabilizzate, salvo qualche eccezione in particolare di Canon. Questo vuol dire che se si adottano delle focali fisse luminose, per operare in scarse condizioni di luce, su una fotocamera senza la stabilizzazione integrata sul sensore, si perde parte del vantaggio che si avrebbe dalla maggiore luminosità rispetto ad un obiettivo zoom, meno luminoso, ma stabilizzato. Naturalmente tutto ciò è valido per la ripresa di soggetti statici.
Alcune fotocamere infine dispongono di entrambi i sistemi, ottico e sul sensore, e sono in grado di farli cooperare per ottenere risultati ancora migliori.
E’ quindi importante valutare se si scatta spesso in condizioni di poca luce e quanto questo possa influire sui propri scatti. La scelta ottimale è quella di avere disponibili entrambi i sistemi.

Tutte le fotocamere attuali sono in grado di scattare immagini in sequenza, oltre che un’immagine singola. La velocità di raffica, cioè il numero di fotogrammi al secondo che riescono a scattare, dipende da molte caratteristiche, ma principalmente dal tipo di sensore, dalla capacità dell’elaboratore d’immagine utilizzato e dal tipo di otturatore, meccanico o elettronico. Oltre a questo la velocità è influenzata delle caratteristiche meccaniche della fotocamera, come la velocità dell’otturatore e, per le reflex, quella di ribaltamento dello specchio. In ciò le mirrorless, o comunque le fotocamere senza specchio, sono avvantaggiate e spesso raggiungono velocità più alte grazie all’uso dell’otturatore elettronico che non ha parti in movimento. I modelli più recenti sono in grado di raggiungere i 120 fg/s a piena risoluzione con l’otturatore elettronico contro i 14-16 delle migliori reflex professionali. Anche per la visione nel mirino le ultime mirrorless sono avvantaggiate rispetto alle reflex potendo garantire una visione continua del soggetto (live view) mentre nelle reflex il mirino si oscura ad ogni scatto per il ribaltamento dello specchio.
La velocità di raffica è importante solo per alcuni generi fotografici, gli stessi che richiedono un autofocus veloce, foto sportiva, di animali nel loro ambiente e di tutti i soggetti in movimento.

Infine il video. Quasi tutte le fotocamere attuali sono in grado di riprendere video almeno 4K (3840×2160 o 4096×2160 pixel), ma molte ormai arrivano a 6k o8k.
Le reflex sono svantaggiate perché per riprendere video è necessario ribaltare lo specchio perdendo così la visione nel mirino e, cosa ancora più importante, la funzionalità del sistema di messa a fuoco a rilevamento di fase dovendosi affidare solo a quello a rilevamento di contrasto attuato dal sensore, più lento e non in grado di seguire soggetti in movimento. A questo fanno eccezione alcune reflex Canon che attuano una messa a fuoco a rilevamento di fase con il sensore tramite la tecnologia proprietaria Dual Pixel AF.
Per una buona ripresa video però questo non basta. E’ importante che si possano scegliere liberamente le modalità ed i parametri di esposizione, Program, priorità, manuale, tempi, diaframmi, sensibilità ed il bilanciamento del bianco e questo non è scontato perché alcuni i modelli più semplici non lo permettono. E’ anche fondamentale poter usare la messa a fuoco manuale, oltre all’autofocus.
Per avere buoni risultati è poi importante la frequenza di fotogrammi al secondo che la fotocamera è in grado di registrare: le migliori arrivano a 120p sul 4K. Sono poi fondamentali i profili d’immagine disponibili come i vari LOG, S-Log ecc. disponibili sulle migliori fotocamere per consentire di registrare filmati che poi possono essere facilmente elaborati in postproduzione e la possibilità di salvare in formato raw.
Oltre a ciò per riprese veramente di qualità è necessario avere la possibilità di collegare un microfono esterno in quanto quelli integrati captano anche i suoni emessi dalla fotocamera per la messa a fuoco o per altre regolazioni e comunque non garantiscono una grande qualità. Per il controllo dell’audio è anche importante avere la possibilità di collegare una cuffia.
Altra caratteristica fondamentale per le riprese video è il sistema di raffreddamento del sensore che si riscalda nell’uso continuativo. Quelle specializzate particolarmente per la ripresa video prevedono opportuni sistemi di raffreddamento spesso dotati di ventola, in alcuni casi optional con un componente aggiuntivo da agganciare al dorso solo quando serve.
Molte fotocamere inoltre dispongono di un’uscita HDMI per il segnale video non compresso per visualizzare la ripresa su un monitor e per registrarlo su un apparato esterno o in alcuni casi anche un SSD.
Le fotocamere ad ottica intercambiabile poi possono essere dotate di appositi obiettivi “cine”, originali o di produttori terzi, che consentono una regolazione continua del diaframma, molto utile per le riprese video, e una ghiera di messa a fuoco molto demoltiplicata e dotata di una corona dentata agganciabile ad un dispositivo di messa a fuoco esterno motorizzato.

In conclusione la scelta di una fotocamera non è semplice. Per effettuarla razionalmente è necessari prima valutare le proprie esigenze e i generi fotografici che si vogliono perseguire e poi valutare secondo i criteri indicati la fotocamera più adatta.
Non ultimo può influire il fattore estetico: ci sono alcune fotocamere più belle e più curate esteticamente, e anche il fattore di affezione o di gradimento verso una particolare marca.

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