Fotografare il paesaggio: I parte

Al tramonto con nuvole

La fotografia di paesaggio è uno dei generi che più affascinano e spesso più praticato dalla maggior parte dei fotografi. Capita a tutti di ammirare un bel paesaggio e di volerlo fotografare per portarsene a casa il ricordo e mostrarlo ad altri condividendone le emozioni suscitate.
Spesso però ci si accorge che il risultato non corrisponde a quanto si era visto, che non rende le stesse sensazioni ed emozioni e si vorrebbe capire come fare per migliorare le proprie capacità fotografiche in modo da ottenere i risultati voluti.
In questo articolo proverò a dare alcuni suggerimenti ed alcune indicazioni per fotografare il paesaggio, senza la pretesa di essere esaustivo. Sono solo dei consigli maturati con l’esperienza e con tante foto.

Spesso si vedono in rete o su riviste fotografiche o meno, ottimo esempio è il National Geographic, foto di paesaggio e si leggono articoli ed interviste a famosi paesaggisti, però normalmente sono paesaggi lontani, esoterici, belli, ma difficilmente raggiungibili dal fotoamatore che con tutti i suoi impegni può dedicare alle foto i fine settimana o qualche periodo di vacanza. Foto di paesaggio però si possono fare dappertutto, anche vicino casa, siamo circondati dal paesaggio, quindi è possibile sempre fotografare e ricavare qualcosa di buono.
Quando si leggono articoli e manuali sulle foto di paesaggio spesso questi iniziano dando grande spazio alle attrezzature, fotocamere, obiettivi, accessori, e magari meno al resto. Questo è indubbiamente un aspetto importante, ma è in secondo piano rispetto ad altre scelte che si devono fare e quindi ne parlerò successivamente nel corso dei prossimi articoli. Per adesso posso dire che tutte o quasi le fotocamere possono essere usate per fotografare il paesaggio.
Seguono poi in genere indicazioni e suggerimenti su tempi, diaframmi, filtri, uso di treppiedi ed altro. Anche questo è importante, ma meno di un giusta scelta di luce, composizione,colori,  struttura, semplificazione ed inquadratura di una foto, quindi ne parlerò successivamente.
Anteporre queste indicazioni a quelle ben più importanti che servono veramente a fare e strutturare una foto di paesaggio può far credere al neofita o all’inesperto che per fare belle foto di paesaggio sia per prima cosa necessaria un’attrezzatura di alta qualità e costo (cosa utile, ma non sempre necessaria) e poi che sia importante dedicare molto tempo alle regolazioni, magari manuali. Poi si scatta e via è tutto fatto. Così quando i risultati ottenuti non saranno soddisfacenti molti abbandoneranno la fotografia credendosi incapaci, altri daranno la colpa alla macchina inadeguata e ne andranno a cercare una migliore secondo loro, ma non otterranno lo stesso risultati. Io seguirò uno schema opposto e prima darò indicazioni per fare buone foto, poi per le regolazioni e le attrezzature.
Se poi si vedono le foto proposte come esempi, fatte da autori famosi, quasi sempre sono di località lontane, esotiche e difficilmente raggiungibili. Sembra quasi che se non si vada all’equatore, in antartide o in un deserto o una giungla, con attrezzature costosissime, non si possano fare foto di paesaggio. Questo può scoraggiare molti, ma è un falso problema: si possono fare ottime foto di paesaggio anche dietro casa se si è bravi fotografi. Lasciamo invece quel tipo di foto a chi viene pagato per andare sul luogo e farle.

Per fare buone foto di paesaggio non basta però prendere la fotocamera ed uscire. E’ necessario un lavoro preliminare di studio e preparazione se si vogliono ottenere buoni risultati.
La prima cosa da fare è quella di documentarsi sui luoghi ed i paesaggi che si vogliono fotografare, anche se sono vicini e magari già li si conosce. Questo si può fare in rete e leggendo libri, guide e riviste, chiedendo a chi c’è già stato. Occorre capire quali sono le loro caratteristiche e gli aspetti interessanti che possono essere spunto di buone fotografie. Si dovrà valutare poi quali potrebbero essere le condizioni migliori di luce per fotografarli e quali saranno le condizioni climatiche quando li andremo a fotografare. Una buona idea potrebbe essere quella di andare preventivamente sul luogo per conoscerlo e studiarlo, per vedere quali sono le sue caratteristiche e i suoi aspetti migliori da fotografare, anche se non sempre questo è possibile. Naturalmente quando si parla di paesaggio di solito si pensa alla campagna, le colline, la montagna e il mare, ma paesaggio è pure quello urbano e in questo caso sarà più facile conoscere gli aspetti interessanti della propria città o paese, ma è necessario comunque informarsi e documentarsi.

Vediamo quali sono i fattori principali da tenere in considerazione per delle buone foto di paesaggio, rimandando come detto gli aspetti tecnici e di attrezzatura agli articoli successivi.

La luce disponibile è fondamentale per la foto di paesaggio. In altri generi fotografici è possibile creare la propria illuminazione o modificare quella disponibile, ma nel paesaggio questo non è possibile e quindi dovremo usare quella che c’è. Di solito si dice che i momenti migliori per fotografare un paesaggio sono l’alba o il tramonto quando c’è la luce calda del sole basso sull’orizzonte. Questo è vero e infatti la luce calda e anche più morbida di un’alba, o meglio di un tramonto (quanti sono disposti a svegliarsi per fotografare all’alba?) dà un tono particolare e piacevole alle foto e rende al meglio buona parte dei paesaggi.

Non è detto però che in altri orari, anche a mezzogiorno col sole allo zenit, non si possano evidenziare e valorizzare altri aspetti di un paesaggio.

In ogni caso si dovrà essere informati sugli orari in cui sorge e tramonta il sole e questo si potrà fare consultando le tabelle delle effemeridi. Chiaramente in estate si avrà molto più tempo disponibile, molte ore di luce in più e molta più luce, mentre in inverno gli orari saranno più limitati e la luce più debole, ma questo non deve essere considerato un fattore negativo, si potrebbero comunque ottenere ottime foto.
Quando si decide di andare a fotografare un paesaggio ci si dovrà anche informare preventivamente sul tempo previsto. Questo non solo per eventualmente dover proteggere l’attrezzatura e se stessi da pioggia ed altro, ma perché i risultati possono essere ben diversi se c’è il sole o il tempo è nuvoloso. In alcuni casi sarebbe impossibile ottenere i risultati desiderati. Comunque non ci si deve fare intimorire dalle condizioni climatiche. Se si è ben protetti, non solo la macchina, ma anche il fotografo, si possono ottenere ottime foto con la pioggia, la nebbia e la neve. I paesaggi innevati poi possono essere dei bellissimi soggetti.

Si deve poi considerare che i paesaggi mutano con le stagioni, ma possono essere interessanti sempre, per cui si deve tenere conto anche di questo, ma si potranno ottenere belle foto in qualsiasi stagione perché ciascuna ha le sue particolarità.

Arrivati sul luogo di interesse però non si deve subito iniziare a scattare. E’ importante studiare l’ambiente, i luoghi, immergervisi ed immedesimarvisi. Si deve capire quali emozioni e sensazioni suscita: pace, tranquillità, dinamismo, confusione, tenebrosità, violenza della natura, ecc. e cosa e come si vogliono rendere e far percepire attraverso la fotografia.
Per questo non è tanto importante il soggetto quanto la composizione della foto, i colori, la luce, finalizzati ad esprimere quanto si vuol far capire a chi guarderà le foto. Il soggetto è infatti il paesaggio, anche se poi vedremo come è importante usare alcuni suoi elementi da mettere in primo piano per valorizzare la composizione e guidare l’occhio dello spettatore.

A questo punto, contraddicendo in parte quanto detto prima, è necessario fare un breve accenno all’obiettivo o agli obiettivi da utilizzare per le foto. Oggi la maggior parte dei fotografi usa gli zoom, ma questa non è la soluzione migliore per la foto di paesaggio, e non necessariamente per motivi qualitativi.
Infatti per definire bene una composizione fotografica è necessario che il nostro occhio si abitui a percepire la realtà con un certo angolo corrispondente più o meno a quello dell’obiettivo usato. Se useremo una focale fissa, quale che sia, grandangolo o tele, questo sarà più facile e ci abitueremo presto a valutare la composizione e l’inquadratura in funzione di questo. Lo zoom invece ci confonde, ci spiazza, non ci da un riferimento certo e oltretutto ci impigrisce non richiedendoci di spostarsi per cambiare inquadratura: basta zoomare per farlo, ma così non si cambiano e non si valutano diverse, e magari migliori, composizioni e prospettive.
Se però si dispone di una fotocamera con obiettivo fisso, quasi invariabilmente zoom salvo eccezioni, ci si dovrà adattare, scegliendo magari di usarlo sono ad una determinata focale che si ritiene la più adatta per il tipo di foto che si ha in animo di fare.
Usare sempre la stessa focale fissa inoltre eliminerà i dubbi che ci possono assalire per la scelta dell’obiettivo o della focale dello zoom e ci farà risparmiare tempo da dedicare alle cose fondamentali per una buona foto descritte di seguito.

Adesso viene il momento di iniziare a comporre la foto.

Per prima cosa conviene osservare la luce. Come detto questa è la cosa più importante. Le ore migliori per fotografare si dice, di solito, che siano l’alba e il tramonto, ma spesso si trovano ottimi spunti e situazioni in altri orari. I soggetti e i risultati possono cambiare molto a secondo delle condizioni di luce.

Comunque la luce è quella disponibile, non possiamo modificarla e dobbiamo accettarla come è.
Se il cielo è sereno la luce sarà abbondante, ma direzionale. Una regola che viene insegnata subito ai fotografi alle prime armi è quella che dice che si deve fotografare col sole alle spalle, ma questa, come tutte le regole, esiste per essere infranta se si decide di farlo e se si è consapevoli delle sue implicazioni. Una luce laterale, di taglio, di solito mette in maggiore evidenza i soggetti e da risalto ai dettagli.

Il controluce può anche essere sfruttato al tramonto per creare effetti drammatici ed insoliti.

In certi casi il controluce può creare effetti stupefacenti, come si può vedere in molti quadri del pittore Gaspare D’Aguanno.

Nella foto di paesaggio però non possiamo spostare il soggetto e se quello che vogliamo fotografare è illuminato da una luce frontale che lo rende piatto e poco incisivo, oppure è in controluce e questo ci impedisce di riprenderlo come vorremmo, dovremo aspettare di fotografarlo in un altro orario. Per questo è importante documentarsi preventivamente sulle località, sul loro orientamento e sulle ore di sole.
Se il cielo è nuvoloso invece la luce sarà più morbida, senza ombre nette. Questo se da un lato appiattisce i soggetti dall’altro ci da maggiore flessibilità e può consentire riprese morbide che trasmettono un senso di tranquillità, oppure anche di drammaticità se le nuvole sono scure e minacciose.

Ma avendo valutato prima le condizioni meteorologiche sapremo cosa aspettarci e se questo tipo di illuminazione è adeguata per le foto che ci proponiamo di scattare. In ogni caso la luce, quando il cielo è nuvoloso, crea minore contrasto fra le zone più illuminate e quelle più scure, senza ombre nette e questo in alcuni casi può essere un vantaggio
Si potrebbe fotografare anche di notte, sfruttando l’illuminazione cittadina per i paesaggi urbani,

o quella della luna piena di notte. La luna infatti irradia nelle notti serene e quando è piena più luce di quello che si crede. Naturalmente in questi casi sarà necessario un treppiedi e si dovranno usare pose lunghe, cosa che vedremo meglio nei successivi articoli. Inizialmente è meglio limitarsi al giorno.

Deciso come comportarsi nei riguardi della luce si passa alla composizione. Questa è in breve il bilanciamento delle masse e della prospettiva all’interno della foto per creare un insieme piacevole e che guidi l’occhio dell’osservatore nella scoperta e analisi della foto.
I pittori di solito hanno la composizione nella loro mente, usano l’immaginazione e la fantasia. I fotografi invece hanno davanti a se la realtà, ma ugualmente devono usare immaginazione e fantasia per trovare la giusta composizione, anche se il compito dovrebbe essere più facile.
Imparare le regole della composizione non è facile: i corsi di fotografia di solito non le insegnano, limitandosi tuttalpiù alla regola dei terzi, alla sezione aurea, ai triangoli ed al massimo alle cornici.

Sono regole utili, ma non bastano per una buona composizione e come sempre non è detto che debbano essere sempre osservate: se volete mettere un albero al centro dell’inquadratura piuttosto che ad un terzo perché vi sembra sia meglio così fatelo pure. Per imparare le regole dell’estetica e della composizione sarebbe utile invece seguire un corso di pittura. In alternativa si possono visitare mostre di pittura di maestri antichi, dai rinascimentali italiani ai fiamminghi, agli impressionisti, ai moderni figurativi. Vanno viste e seguite anche le mostre fotografiche dei più famosi paesaggisti e si devono visionare le numerose riviste che pubblicano le loro foto. Eviterei invece la rete, salvo eccezioni, perché ormai vi si trova di tutto e di peggio con pochissime cose veramente valide.
Per ottenere una buona composizione usando un obiettivo a focale fissa dovremo spostarci. Qui sta il vantaggio rispetto allo zoom con il quale probabilmente ruoteremmo direttamente la ghiera per allargare o ridurre l’inquadratura, senza però variare la composizione e la prospettiva. Con la focale fissa che stiamo usando invece dovremmo essere già abituati, più o meno, a visualizzare il campo inquadrato. Perciò ci potremo spostare a destra, a sinistra, in avanti, indietro, in alto e in basso per variare la composizione. Oltre a questa varierà anche la prospettiva, specialmente spostandosi in avanti o indietro, cosa che non avviene con uno zoom. Potremo così variare la disposizione degli oggetti all’interno della nostra composizione: Se ad esempio vogliamo spostare una montagna da un lato basta spostare il nostro punto di osservazione; così pure per un albero o un palo che rovina la composizione. Naturalmente sarà necessario osservare nel mirino il risultato, ma per sveltire le operazioni è possibile usare le mani delimitando con indice e pollice l’angolo di visione: se usiamo sempre lo stesso obiettivo sapremo già come regolarci per delimitare il giusto campo inquadrato.
In certi casi però questo non basta. Si deve sempre tenere a mente che la realtà davanti a noi è tridimensionale, mentre vogliamo riportarla in una foto che è bidimensionale. Questo può appiattire drammaticamente uns scena che ci sembrava bellissima. Se, ad esempio, siamo in un bosco, immersi tra le piante in un ambiente meraviglioso, e vorremo scattare una foto probabilmente ci accorgeremmo che ne risulta un’immagine piatta composta da un intrico di rami e foglie senza nessuna tridimensionalità. Per ovviare potremmo mettere un soggetto in primo piano, ad esempio un tronco o un fiore, oppure sfruttare il controluce per fare risaltare foglie e rami.

Un modo molto valido per valutare questo è, oltre all’osservazione nel mirino, guardare la scena con un occhio chiuso, senza però muoversi. In questo modo il nostro cervello non riceve un’immagine da due punti di vista diversi e non è in grado quindi di ricostruirne e valutarne la profondità. Non ci si deve però muovere perchè il movimento aiuta a vedere la tridimensionalità della scena. Così ci potremo accorgere se la composizione è piatta e fare qualcosa per migliorala o cambiarla.

Di pari passo con la composizione si deve considerare la struttura della foto. Questa è l’insieme delle linee che guidano l’occhio dell’osservatore dal punto dove cade per primo, in genere il soggetto in primo piano, al resto della composizione. Per questo ci può spesso aiutare la propettiva che dal primo piano ci porta armonicamente a vedere lo sfondo e i suoi dettagli. Molto utili sono le linee convergenti, sia orizzontali che verticali, che fanno da guida per la visione, che dovremo ricercare. Spesso queste linee partono da un soggetto in primo piano e conducono veso un dettaglio sullo sfondo, chiudendo così la foto. Questo è il motivo per cui le foto senza linee ben definite al loro interno appaiono piatte. In altri casi si vuole invece dare rilievo al soggetto al centro e si farà in modo che le linee convergano su di esso o derivino da esso oppure che la luce, l’illuminazione, conduca verso di esso lo sguardo dell’osservatore. Si possono cercare vari elemnti per ottenere queste linee: un fiume o ruscello, una strada o sentiero, un filare d’alberi, un muretto, il tetto di una casa, alcuni sassi allineati, delle impronte sulla sabbia e tanto altro secondo le circostanze e quello che ci si trova davanti.

Molto importante è poi nelle foto di paesaggio la collocazione dell’orizzonte. Innanzitutto se è visibile deve essere dritto, poi la sua posizione nella composizione determina il carattere della foto. Di solito la maggioranza dei fotografi lo colloca a metà del fotogramma, ma questa è una scelta banale. Collocato in alto darà evidenza ed enfasi al suolo ed a quello che vi si trova; collocato in basso, caso più raro, darà enfasi al cielo, ma è opportuno farlo solo se ci sono elementi ben definiti come nuvole significative, meglio se illuminate dal sole all’alba o tramonto.

Ma non è finita qui: altro elemento importante è il colore, o il contrasto se si fotografa in bianconero. Consideriamo prima il colore perché oggi tendenzialmente si fotografa a colori.
Questo è un elemento importante che può far si che una foto può essere molto bella o estremamente brutta. Ci sono colori il cui accostamento è gradito all’occhio, ad esempio il blu del cielo e l’arancione di un terreno argilloso o sabbioso, di foglie gialle in autunno

o di un’illuminazione particolare, e altri che invece stridono un po’. Esistono anche delle apposite tabelle che danno indicazioni in proposito, ma è meglio affidarsi al proprio buon gusto e senso estetico. Il colore dipende naturalmente dalla luce disponibile, anche se può, in parte essere modificato in post produzione (ma questo lo vedremo dopo). All’alba ed al tramonto avrà tonalità più calde e tenui, mentre col sole alto sarà più vivace. In una giornata nuvolosa i colori saranno attenuati specialmente se c’è poca luce. In alcuni casi potrebbe addirittura essere preferibile scattare in bianconero, anche se questa scelta può essere fatta dopo, ma con risultati in parte diversi.

Di notte poi non ci saranno colori se non quelli delle luci d’illuminazione.
La definizione della composizione deve quindi tenere conto anche di questo elemento.
Per gli scatti in bianconero si dovrà invece tenere conto del contrasto della scena, evitando che sia troppo piatta e grigia, ma cercando di ottenere dei bianchi puri nelle luci e dei neri abbastanza saturi nelle ombre.

Fatto tutto questo si deve controllare la composizione ed attuare l’importantissimo processo di semplificazione. Ciò significa che si deve eliminare dalla foto tutto ciò che c’è di superfluo e che non ha attinenza con il soggetto e con quanto si vuole dire e trasmettere con la foto. Più si semplifica, più si elimina, migliore sarà la foto. Per farlo anche in questo caso ci si deve spostare, senza alterare per quanto possibile la composizione e variare leggermente l’inquadratura spostando la macchina in modo da eliminare gli elementi superflui.

Sembra tutto molto lungo e complicato, ma lo è più a dirsi che a farsi. Esercitandosi, provando, scattando e rivedendo con spirito critico i propri scatti si arriva ad abituarsi ad applicare questi criteri e regole in modo quasi automatico.

A questo punto si è pronti a scattare e non si deve fare altro che premere il pulsante.
“E l’esposizione? La messa a fuoco? Il bilanciamento del bianco?” penserete voi. E’ vero ci se ne deve preoccupare, ma solo dopo aver dedicato il tempo necessario alla composizione. Ne parlerò in una puntata successiva, ma anticipo che in linea di massima, nel 90 % dei casi, gli automatismi della fotocamera sono in grado di svolgere bene il loro compito ed esporre e mettere a fuoco correttamente. Tuttalpiù ci si deve preoccupare di scegliere il giusto punto AF, anche se in molti casi vanno bene quelli scelti dalla macchina, ed eventualmente correggere l’esposizione, se si ritiene la foto troppo chiara o troppo scura, agendo sulla compensazione dell’esposizione attraverso il comando +/- e verificando direttamente l’effetto nel mirino per le fotocamere che lo hanno elettronico, o con uno scatto di prova da osservare sullo schermo per le reflex.
Quello che non si potrà mai automatizzare è invece tutto quanto detto prima su come creare una bella foto.

Applicando queste regole e questo modo di operare sicuramente si potranno migliorare i propri risultati ed ottenere buone foto.
Poi come sempre ci vuole anche un po’ di fortuna come quella che ho avuto quando mi sono trovato in Val d’Orcia dopo un violento temporale ed ho potuto fotografare un bellissimo arcobaleno.

Nei prossimi articoli descriverò quali sono le fotocamere e gli obiettivi più adatti per il paesaggio, come regolare l’esposizione, i tempi, i diaframmi, la sensibilità, il bilanciamento del bianco e la messa a fuoco, ma se preventivamente non si applicheranno queste regole a nulla servirà avere la più costosa delle fotocamere e sapere regolarla al meglio. Descriverò anche gli accessori più utili per le foto di paesaggio a cominciare da treppiedi, filtri e telecomandi.

12 pensieri riguardo “Fotografare il paesaggio: I parte”

  1. Io penso che buone fotografie di paesaggio si possano fare solo con il medio formato, o ancora più su, la reflex ha una dimensione troppo piccola, se però si vogliono fotografare i particolari di un paesaggio, soprattutto urbano, la reflex 35 mm (o digitale equivalente) è perfetta.

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    1. Alessandro,
      tu sposti l’attenzione sull’aspetto tecnico. Il medio formato (ancora più su solo le banco ottico a lastre o pellicole piane) sicuramente è vantaggioso per la qualità tecnica, ma non è indispensabile. Se, anche usando il formato più grande disponibile, non fai prima quello che ho suggerito nel mio articolo, non farai comunque buone foto di paesaggio anche se userai la Phase One da 100 Mpx.
      D’altra parte una delle più brave fotografe di paesaggio che io conosca fa delle bellissime foto pur usando solo Micro 4/3 e compatte. Questo perche conosce bene i paesaggi che fotografa e sopratutto ci mette impegno, sentimento e amore.
      Ciao, Francesco

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      1. Ciao, i soliti complimenti, vorrei chiederti il nome di questa fotografa per curiosare e imparare qualcosa dalle sue opere, si puo? un saluto

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        1. Michele,
          non è una fotografa professionista. Pubblica alcune foto su Facebook, ma prima dovrei chiederle l’autorizzazione.
          Ciao, Francesco

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  2. Il problema delle foto di paesaggio che non le rende pienamente appaganti è uno: non esiste fotocamera che riesca a replicare ciò che il nostro cervello crea attraverso gli occhi, non c’è stampa o peggio monitor che riescano a trasmettere quella tridimensionalità e quell’esatta dimensione di immensità che solo attraverso gli occhi si può provare. Non contemplo nemmeno il discorso interventi in post produzione perché pur enfatizzando taluni aspetti e rendendola più simile a ciò che il fotografo aveva in mente di ottenere crea effetti che rendono la foto meno naturale ed ancor più dissimile da ciò che si vede di persona. Ciao.

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    1. Diego,
      l’abilità sta ottenere che chi guarda le foto riesca a rivivere almeno in parte le sensazioni che si provano vedendo il paesaggio. Molti ci riescono, e così molti pittori, e questo non dipende certo dalla fotocamera, o dai pennelli e tela che usano, ma da quello che hanno nella loro testa.
      Ciao, Francesco

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      1. Si, forse più di altre le fotografie di paesaggio sono più paragonabili ad opere artistiche. Al di là dell’aspetto tecnico ho avuto fortuna di scattare foto al tramonto nella vallata del tristemente quasi scomparso ghiacciaio del Pasterze sotto al Grossglockner in Austria, le ho fatte vedere e sono piaciute e mi è stato detto che il posto dev’essere meraviglioso, ma a me non piacevano più di tanto… quella sensazione è quel l’emozione di maestosità e di sublimità della natura non si riescono a provare. Comunque sia le foto di paesaggio proprio per la estrema difficoltà di trasmettere quelle emozioni che solo dal vivo si possono provare sono tra le più stimolanti da scattare. Ciao Francesco. PS: complimenti per l’articolo, che fa voglia di prendere la fotocamera…

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  3. la cosa più difficile nella foto di paesaggio è trovare il paesaggio, specie nei contesti urbani, è facile fare bei paesaggi recandosi in zone disabitate o in luoghi esotici, più difficile è trovare scorci interessanti e mozzafiato nei contesti densamente urbanizzati e popolati delle nostre città e periferie.

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  4. Grazie .Credo sia il migliore approccio alla tecnica fotografica sul paesaggio che abbia mai letto. Naturalmente vale per qualsiasi altra situazione fotografica.
    Giuseppe

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